Studio Rossi Napolitano

Trascrizione del testo

Caro Lucilio,
Ti debbo il mio piccolo contributo giornaliero e ti dirò cosa oggi mi è piaciuto in Ecatone: mi chiedi quale sia stato il mio progresso? Ho cominciato ad essere amico di me stesso.
Questo è un risultato considerevole, credimi. Quante persone, pur circondate da amici e ammiratori, sono in guerra con se stesse? Quanti si trattano con una durezza che non riserverebbero mai a un altro?
Mi racconti dei tuoi avatar nella rappresentazione digitale della realtà – chiamarla “virtuale” è inesatto, poiché ciò che sperimenti attraverso questi dispositivi è pur sempre una forma di realtà, seppur mediata dalla tecnologia. Mi descrivi come hai creato questi avatar perfetti, potenti, ammirevoli. Mi narri delle tue interazioni con altri utenti, delle amicizie digitali che hai stretto. Eppure, quando togli il visore, confessi di sentirti solo, inadeguato, in conflitto con te stesso.
Non è curioso, Lucilio? In questa rappresentazione digitale puoi essere amico di chiunque, creare l’aspetto che desideri, eppure la vera amicizia con te stesso rimane sfuggente. Ma c’è di più: hai scelto di personalizzare il tuo avatar, di renderlo una versione idealizzata di te. Sarebbe stato più saggio optare per un’immagine generica, neutra. Quando costruiamo un avatar che ci somiglia, esponiamo la nostra identità a rischi che gli antichi non potevano nemmeno immaginare: il furto della nostra immagine, della nostra voce, dei nostri gesti. Chiunque può appropriarsi di questi dati biometrici per impersonarci, per dire e fare cose a nostro nome che mai avremmo voluto. L’avatar generico ci protegge da queste vulnerabilità moderne, preservando la nostra identità autentica dagli abusi. Inoltre, ci libera dalla tentazione narcisistica di innamorarci di una finzione, di preferire quella versione perfezionata alla nostra autentica umanità.
Forse è proprio la facilità con cui puoi reinventarti in questi ambienti digitali che ti impedisce di accettare chi sei realmente. Forse è più facile essere amico di un avatar idealizzato che del vero Lucio, con tutte le sue imperfezioni e contraddizioni. Ma la vera amicizia con se stessi inizia quando accettiamo chi siamo veramente, non chi vorremmo essere negli occhi degli altri, reali o digitali che siano.
Le virtù, Lucilio, sono umane. Non appartengono agli avatar perfetti che creiamo, ma a noi, esseri di carne, con le nostre debolezze e i nostri trionfi quotidiani. La compassione che mostri verso un amico in difficoltà, la pazienza che eserciti quando qualcuno ti fraintende, il coraggio che dimostri affrontando le tue paure – queste sono virtù umane, e meritano di essere coltivate nella tua esistenza autentica, non solo nella rappresentazione digitale di essa.
Ti lascio con questa domanda, Lucio: sei amico di te stesso, anche quando non indossi il tuo visore? Quando ti guardi allo specchio, al mattino, provi quella stessa benevolenza che riservi ai tuoi compagni digitali?
Con affetto, Il tuo amico.
Seneca