Caro Lucilio,
Mi racconti di come ti senti irrequieto quando non controlli il tuo dispositivo, di come il tuo cuore accelera quando senti quel suono particolare che annuncia l’arrivo di un messaggio. Descrivi come, anche durante importanti riunioni o momenti di intimità familiare, la tua mente vaga verso quell’oggetto silenzioso ma inquietante nella tua tasca.
Riconosco in questa descrizione i sintomi di ciò che gli antichi chiamavano “servitù”. Sei diventato, mio caro amico, servo di un padrone invisibile che ti ha convinto di essere indispensabile.
Le notifiche sono state progettate con la stessa astuzia con cui, ai miei tempi, i mercanti di vino aggiungevano sale alle loro bevande per aumentare la sete dei clienti. Ogni suono, ogni vibrazione, ogni piccola icona colorata rilascia nel tuo corpo una dose di quella sostanza che chiamate “dopamina”, creando un ciclo di ricompensa e desiderio che assomiglia pericolosamente alla dipendenza dai vizi che tanto aborriamo.
Ti propongo questo esercizio di libertà: per tre giorni, disattiva tutte le notifiche. Tutti gli avvisi, tutti i suoni, tutte le vibrazioni. Scegli tu quando controllare il dispositivo, non permettere che sia esso a richiamare la tua attenzione. Osserva l’inquietudine che questo ti causa inizialmente, e poi, gradualmente, assapora la libertà che ne deriva.
“Nessuno è libero se è schiavo del proprio corpo”, scrissi un tempo. Oggi aggiungo: nessuno è libero se è schiavo delle proprie notifiche.
Verso la tua liberazione, Seneca