Seneca saluta il suo Lucilio.
Mi chiedi, caro Lucilio, quali siano i veri beni della vita in un’epoca in cui gli uomini misurano il proprio valore con “like”, “follower” e “connessioni”. Gli antichi ci hanno insegnato che i veri beni sono la virtù, l’amicizia sincera, la sapienza, la tranquillità dell’animo. Questi beni non necessitano di batterie per essere goduti, né di aggiornamenti per mantenersi validi.
Lo smartphone promette connessione, ma spesso produce solitudine; promette conoscenza, ma genera distrazione; promette libertà, ma crea dipendenza. I veri beni della vita non possono essere racchiusi in un’applicazione, né quantificati da un algoritmo.
Quando senti il bisogno di controllare quante persone hanno apprezzato le tue parole online, chiediti invece: “Ho vissuto oggi secondo virtù? Ho coltivato amicizie autentiche? Ho dedicato tempo alla riflessione e all’autoesame?”
Non disprezzare la tecnologia, Lucilio, ma riconoscila per quello che è: uno strumento, non un fine. Come un buon agricoltore sceglie con cura quali campi coltivare, così tu scegli con attenzione a quali stimoli digitali prestare attenzione.
I veri beni della vita si trovano nella moderazione, nell’equilibrio, nella capacità di usare gli strumenti senza esserne usati.
Vale.