Studio Rossi Napolitano

Trascrizione del testo

Seneca saluta il suo caro Lucilio.
Ti sei lamentato, Lucilio, di sentirti solo nonostante le centinaia di contatti nel tuo dispositivo. Non stupirti: la solitudine più profonda si prova spesso in mezzo alla folla, sia essa fisica o digitale.
Il saggio non teme la solitudine, anzi, la coltiva come un giardino in cui crescono i pensieri più profondi. Oggi gli uomini fuggono da se stessi, terrorizzati dal silenzio, dal vuoto, dal trovarsi faccia a faccia con i propri pensieri senza distrazioni. Alla prima sensazione di noia, sbloccano lo schermo e si perdono nel flusso infinito di immagini e parole altrui.
Ma ricorda ciò che diceva Epicuro: “Mai ho voluto piacere alla folla; ciò che io so, la folla non l’approva, e ciò che la folla approva, io non lo so.” La vera saggezza nasce dalla capacità di distaccarsi dal rumore, di creare uno spazio interiore inviolabile.
Pratica la solitudine digitale, Lucilio. Stabilisci giorni in cui il dispositivo resta spento. Ritrova il piacere di passeggiare senza essere raggiungibile, di leggere senza interruzioni, di pensare senza l’impulso di condividere immediatamente ogni riflessione.
Il saggio usa la connessione con misura e consapevolezza, ricordando sempre che la più importante è quella con se stesso.
Vale.