Caro Lucilio,
Mi scrivi preoccupato di tuo padre, che in età avanzata si trova ad affrontare questo nuovo mondo digitale. La sua generazione, cresciuta in un’epoca di relazioni faccia a faccia e comunicazioni cartacee, si trova ora vulnerabile ai predatori che sfruttano la tecnologia per ingannare e derubare.
La vecchiaia merita rispetto, non inganno. Eppure, questi malfattori scelgono deliberatamente coloro che, per età o inesperienza digitale, sono più vulnerabili ai loro tranelli. È una forma di viltà particolarmente odiosa agli occhi di uno stoico.
Ecco alcuni consigli pratici che potrai condividere con tuo padre:
Primo, insegnagli a diffidare di ogni comunicazione non richiesta, sia essa un messaggio, una chiamata o un’email. Il vecchio proverbio “se sembra troppo bello per essere vero, probabilmente non lo è” rimane valido nell’era digitale.
Secondo, ricordagli che nessuna istituzione rispettabile richiederà mai informazioni sensibili attraverso questi canali. Banche, uffici governativi, servizi sanitari hanno protocolli sicuri che non includono richieste improvvise di dati personali o finanziari.
Terzo, incoraggialo a consultarsi sempre con una persona fidata – te, un altro familiare, un amico esperto – prima di rispondere a richieste sospette o di effettuare transazioni significative online.
Quarto, aiutalo a configurare sistemi di sicurezza sul suo dispositivo: autenticazione a due fattori, password robuste, e software che filtra comunicazioni potenzialmente fraudolente.
“La saggezza non viene con gli anni, ma con l’osservazione e la riflessione”, scrissi un tempo. Nell’era digitale, aggiungerei: la prudenza nasce dalla consapevolezza dei pericoli, indipendentemente dall’età.
Con preoccupazione filiale, Seneca