Studio Rossi Napolitano

Trascrizione del testo

Caro Lucilio,
Oggi ti scrivo non come un maestro che dispensa saggezza dall’alto, ma come un compagno di viaggio che condivide le proprie scoperte. Affido ai miei scritti consigli salutari, come ricette di medicamenti utili, e ne ho prima provato l’efficacia sulle mie piaghe, che, se non sono del tutto guarite, hanno cessato almeno di estendersi.
Non ti parlerei del valore della moderazione se non avessi visto i benefici di una vita più sobria. Non ti consiglierei di dedicare tempo alla meditazione se non avessi sperimentato la chiarezza mentale che ne deriva. Non ti esorterei alla gratitudine se non avessi visto come essa trasforma il mio stesso spirito.
Mi racconti delle tue sessioni quotidiane di realtà virtuale, di come cerchi di seguire i consigli degli “esperti digitali” che promettono benessere attraverso esperienze immersive. Eppure, noti che spesso ti senti più stanco e svuotato dopo queste sessioni. Rifletti, Lucio: quanti di questi guru hanno veramente sperimentato i benefici che predicano? Quanti hanno curato le proprie ferite con le medicine che prescrivono?
Ho sperimentato anch’io questi mondi virtuali, e ho scoperto che venti minuti di meditazione reale mi danno più pace di due ore di “esperienze zen” simulate. Ho provato sia la disconnessione digitale che l’immersione totale, e posso dirti quale ha guarito meglio le mie inquietudini. Non rifiuto la tecnologia, ma verifico personalmente i suoi effetti prima di raccomandarla.
Con sincerità, Il tuo amico.
Seneca