Caro Lucio,
segui i consigli che rafforzano la mente. Non sono parole vuote, ma pratiche che ho sperimentato personalmente e che hanno dato frutti nella mia vita.
Come dice il filosofo coreano Byung-Chul Han, “l’angoscia si aggira come uno spettro. Solo la speranza può farci recuperare quel vivere che è qualcosa in più del sopravvivere”. Osservo che la società digitale angoscia: un’angoscia frammentata, vissuta in solitudine, più vicina all’individuo che alla massa. Ma la speranza, ci insegna Han che ricorda San Paolo, dona “vita” non “sopravvivenza”.
L’angoscia digitale nasce dal vivere di riflesso, dall’essere costantemente esposti a stimoli che non ci appartengono veramente. I mondi virtuali, per quanto coinvolgenti, possono alimentare questa angoscia perché ci tengono sospesi tra il reale e il simulato, impedendoci di radicarci completamente in una dimensione autentica.
La speranza, al contrario, germoglia dal contatto diretto con la vita: dall’esperienza tangibile, dal respiro consapevole, dalla presenza fisica nel mondo: è un salto qualitativo che richiede presenza, non evasione.
Ecco perché ti propongo questi consigli pratici:
Inizia ogni giornata con un momento di riflessione, prima di indossare qualsiasi visore. Dedica i primi minuti della tua giornata alla tua mente, al tuo corpo, al tuo spirito, nel mondo reale. Questo è il momento in cui puoi scegliere la speranza invece dell’angoscia.
Pratica la gratitudine anche per le piccole cose tangibili: la luce del sole, il canto degli uccelli, il sapore del cibo. Queste esperienze semplici, hanno una qualità che nessuna simulazione può replicare. Sono semi di speranza che si piantano nella terra fertile della realtà.
Alterna consapevolmente il tempo nei mondi virtuali con momenti di connessione reale. Dopo ogni sessione immersiva, dedicati a un’attività fisica concreta, a una conversazione faccia a faccia, a un’esperienza che coinvolga tutti i tuoi sensi. Questo è il modo per evitare che l’angoscia digitale prenda il sopravvento.
La differenza tra angoscia e speranza sta proprio qui: nell’usare la tecnologia per arricchire la nostra umanità, non per negarla.
La speranza, caro Lucio, è un arcobaleno sulle acque impetuose del torrente della vita, come scriveva Nietzsche.
Con sincero affetto.
Seneca