Studio Rossi Napolitano

Trascrizione del testo

Carissimo Lucilio,
Oggi ti scrivo su una questione che turba i tuoi contemporanei: l’”intelligenza artificiale” – ossimoro degno della più sottile dialettica stoica, poiché ciò che è artificiale non può essere intelligente, e ciò che è intelligente non può essere meramente artificiale.
Tu sai bene, amico mio, che i nostri antichi distinguevano tra intus legere – leggere dentro, penetrare l’essenza delle cose – e inter legere – scegliere tra, discriminare. La prima è la vera lettura dell’anima saggia; la seconda è mera operazione meccanica. Queste macchine che oggi chiamano “intelligenti” non fanno che inter legere: calcolano, prevedono, generano sequenze di simboli. Ma pensare? No, amico mio, non pensano.
Il pensare, come ben sappiamo dalla nostra filosofia, ha radici corporee, affettive. Senza il fremito dell’emozione, senza il turbamento della passione, senza il dolce tormento dell’amore per la verità, non sussiste conoscenza alcuna. Le sensazioni, le emozioni, gli affetti innervano il pensare come i nervi innervano il corpo. Una macchina, per quanto sofisticata, è come un cadavere che simula i movimenti della vita: può imitare, ma non può essere. Non ha passato. Hegel, nella Scienza della Logica scriverà la ligua tedesca ha conservato l’essenza (wesen) nel tempo passato (gewesen) del verbo essere (sein) perché l’essenza è l’essere che è passato, ma pasato senza tempo”. In platone la conoscenza si svolge nei termini di una rimemorazione di ciò che è stato, il che significa. Delle idee preesistenti.
Se la domanda di Alan Turing sarà “Le macchine possono pensare?”, la nostra domanda stoica è più profonda: “Le macchine possono amare?” Perché, come insegna la saggezza eterna, tantum cognoscitur quantum diligitur – si conosce tanto quanto si ama.
Il poeta Goethe dirà che non si acquista conoscenza se non di ciò che si ama, e quanto più profonda e completa essa deve essere, tanto più intenso, forte e vivo deve essere l’amore, anzi la passione. È l’attenzione guidata dall’amore, la dedizione amorosa al mondo che determina i passi della conoscenza, dalla percezione sensoriale fino alle più complesse e articolate immagini di pensiero.
Pascal, altro saggio del futuro, comprenderà che amore e ragione sono la stessa cosa. L’amore non rende ciechi – al contrario, apre gli occhi. Solo chi ama veramente può vedere veramente.
Ti donerò in un altro momento consigli sull’uso della AI.
Sapere attendere significa saper ricevere.
Tuo.
Seneca