Caro Lucio, lascia che ti dia alcuni precetti per comportarti come un padrone saggio si comporta con la macchina, serva al suo supporto.
Primo: Ricorda sempre che la macchina è strumento, non maestra. Come si guida un carro tenendo salde le redini, così devi guidare questi artifici con cognizione ferma. Il cocchiere inesperto viene trascinato dai cavalli; l’uomo incauto viene trascinato dalle macchine verso l’ottundimento della mente.
Secondo: Non affidare alla macchina ciò che appartiene al tuo hegemonikon, al tuo principio direttivo. Essa può calcolare, tu devi giudicare. Essa può raccogliere, tu devi scegliere. Essa può ripetere, tu devi creare.
Terzo: Coltiva quotidianamente la tua memoria naturale. La macchina ricorda per te? Tanto più tu devi esercitare il ricordo, affinché la tua mente non si atrofizzi come membro inutilizzato. Exercitatio animi – l’esercizio dell’anima è necessario quanto l’esercizio del corpo.
Quarto: Mantieni vivo il linguaggio della conoscenza. Le macchine elaborano informazioni, ma l’informazione è senza il linguaggio. Il sapiente trasforma l’informazione in saggezza attraverso la mediazione del cuore pensante.
Quinto: Pratica il silenzio e la solitudine. Le macchine creano rumore continuo, flusso incessante di stimoli. Tu opponi il silenzio contemplativo, l’otium dell’anima che permette al pensiero di sedimentarsi e maturare.
Sesto: Non distruggere il tuo apparato per pensare i pensieri. Come il corpo si indebolisce se altri camminano per lui, così la mente si indebolisce se la macchina pensa per lei. Usa l’artificio per amplificare il tuo pensiero, non per sostituirlo.
Settimo: Ama ciò che vuoi conoscere. Se vuoi comprendere queste macchine, non temerle né idolatrarle, ma osservale con l’amore del filosofo naturale. Solo così potrai distinguere ciò che in esse è utile da ciò che è dannoso, ciò che è vero da ciò che è apparente.
Ricorda, Lucilio: il saggio distingue la conoscenza dalla informazione, il vero dal falso.
La virtù non può essere delegata, la saggezza non può essere scaricata, l’amore non può essere programmato. Queste rimangono prerogative dell’anima umana, e in esse risiede la nostra dignità e la nostra libertà.
Vale et me ama.
Seneca