Studio Rossi Napolitano

Trascrizione del testo

Caro Lucilio,
Mi descrivi le tue giornate come un flusso continuo di interazioni con il tuo dispositivo: dal primo sguardo appena sveglio all’ultimo controllo prima di dormire, senza pause definite, senza rituali che segnino l’inizio o la fine di specifiche attività.
Gli antichi romani comprendevano il potere dei rituali per dare struttura e significato alla vita. Le cerimonie non erano mera superstizione, ma modi per segnare i confini tra diverse sfere dell’esistenza, per preparare la mente al passaggio da un’attività all’altra.
Nell’era digitale, tali confini sembrano essere stati cancellati. Il lavoro invade il tempo del riposo, le preoccupazioni pubbliche entrano nello spazio privato, e l’attenzione non trova mai un vero riposo.
Ti propongo di creare nuovi rituali per questa nuova era. Ecco alcuni esempi:
Un rituale mattutino prima di consultare il dispositivo: alcuni minuti di respiro consapevole, una breve lettura ispiratrice o l’osservazione del cielo. Qualcosa che stabilisca che la tua giornata appartiene prima a te, poi al mondo digitale.
Un rituale di transizione dal lavoro digitale al tempo personale: spegnere completamente il dispositivo per alcuni minuti, cambiare posizione fisica, forse persino abbigliamento, per segnalare alla mente che è il momento di un cambio di attività.
Un rituale serale di disconnessione: un orario stabilito dopo il quale il dispositivo viene messo da parte, preferibilmente in un’altra stanza, permettendo alla mente di prepararsi al riposo senza stimoli artificiali.
“Non è povero chi ha poco, ma chi ha bisogni infiniti”, ti scrissi. Nel mondo digitale, aggiungo: è ricco chi sa quando disconnettersi.
Con rituale rispetto, Seneca