Caro Lucilio,
Mi chiedi consiglio sui tuoi giovani nipoti, che già in tenera età tendono le mani verso questi schermi luminosi che sembrano incantare grandi e piccini. Ti preoccupa che la loro crescita possa essere influenzata da un accesso prematuro a questi dispositivi, e fai bene a preoccuparti.
Ricorda ciò che scrissi sull’educazione dei giovani: “I precetti non bastano: serve l’esempio”. In questa nuova era, questo principio è più importante che mai. I bambini non imparano dalle tue parole su come usare questi dispositivi, ma dal tuo esempio quotidiano.
La mente giovane è come cera morbida, pronta a ricevere impressioni durature. Questi dispositivi, con i loro colori vivaci, suoni gratificanti e ricompense immediate, hanno il potere di incidere profondamente sulla formazione neurologica in sviluppo. Non sono strumenti neutri, ma potenti formatori di abitudini, aspettative e capacità attentive.
Ti consiglio questo: per i più piccoli, nessun accesso a questi dispositivi prima dei due anni, quando il cervello ha bisogno soprattutto di interazioni umane reali e esperienze sensoriali concrete. Dai tre ai sei anni, brevi esperienze guidate, sempre con un adulto presente che contestualizza e limita. Dopo i sei anni, tempi definiti e contenuti selezionati, con graduale educazione all’uso consapevole.
E ricorda: ogni ora trascorsa su uno schermo è un’ora sottratta all’esplorazione del mondo reale, all’apprendimento attraverso il gioco libero, allo sviluppo di competenze sociali attraverso l’interazione faccia a faccia, alla scoperta della natura e all’uso dell’immaginazione spontanea.
“La via più breve verso la ricchezza è il disprezzo della ricchezza”, scrissi un tempo. Oggi aggiungo: la via più sicura verso una mente sana è la moderazione dell’esperienza digitale, soprattutto per i più giovani.
Con preoccupazione paterna, Seneca